mercoledì 31 agosto 2011

ALEX CHI?

Signore e Signori ecco Alex Pettyfer, attore inglese, classe '90, figlio di una ex modella e presentatrice e di un attore, ex modello lui stesso, probabile nuovo James Bond (dovrebbe sostituire Daniel Craig). 
Filmografia: Stormbreaker di Geoffrey Sax (2006, dove recita accanto a Ewan McGregor e Mickey Rourke), Wild Child (2008, film di Nick Moore con Emma Roberts), Tormented di John Wright (2009), Beastly (remake de "La bella e la Bestia" di Daniel Barnz, 2011), I Am Number Four (D. J. Caruso, 2011), In Time (Andrew Niccol, 2011). 
Io non ho visto nessuno di questi film, se qualcuno lo ha fatto mi dica se sono indimenticabili o meno. Però ricordo di averlo notato negli scatti in bianco e nero (stupendi) di Hedi Slimane, uno che di ragazzini promettenti se ne intende (http://www.hedislimane.com/) e non mi era sembrato nè così biondo, nè così bambolotto, nè così inglese. Ovviamente lo preferisco in versione bad boy. Da lì a diventare il nuovo James Bond... mah! Tutte le foto e le info sul sito www.alexpettyferweb.com/















RODARTE FOR OPENING CEREMONY FW 2011/2012

RODARTE anticipa sulla fanpage di Facebook la nuova collezione autunno-inverno 2011/2012, in prevendita sul sito http://www.openingceremony.us/ Continua quindi la proficua collaborazione tra il brand delle designer Kate e Laura Mulleavy e Opening Ceremony. Il lookbook (scattato da Autumn de Wilde) è caratterizzato da stampe pittoriche, morbidi maglioncini scandinavi, raffinati richiami di gusto retrò, molto azzurro ma anche giallo e beige. Stephan Haurholm è il biondissimo protagonista (duplicato, triplicato e quadruplicato!) di questo romantico sogno nordico. Raffinato, ricercato, rassicurante. 















venerdì 26 agosto 2011

THE KING IS DEAD?


Immaturo, egoista, puerile, volgare, impreparato ad affrontare la vita matrimoniale, in preda ad una regressione culturale e socio-economica. Così viene descritto, il giovane uomo moderno occidentale. Non serve più nemmeno come padre. Grazie ai prodigi della genetica, le femmine si arrangiano. E il maschio diventa un optional. In America l'accesso all'istruzione superiore è l'indicatore più drammatico del declino maschile: nella fascia tra i 25 e i 34 anni il 34% delle donne ha una laurea, contro il 27% degli uomini (censimento federale 2010 del Bureau of Labor Statistics). Lo scatto in avanti delle ragazze all'università si traduce in maggiore forza sul mercato del lavoro, le giovani donne americane  guadagnano sistematicamente più dei loro fratelli, o dei loro aspiranti fidanzati. E la tendenza comincia a contagiare anche l'Europa. Questo rende i maschi sempre meno appetibili come mariti, perchè non portano in dote nè sicurezza, nè status. La scomparsa del "buon partito" è descritta bene dalla sociologa Kay Hymowitz nel suo saggio "Manning Up: How the Rise of Women Has Turned Men Into Boys ("Farsi maschio. Ovvero: come l'ascesa delle donne ha trasformato gli uomini in ragazzi"). I maschi over 20 rimangono bloccati in quello che la Hymowitz definisce "una nuova età pre-adulta, un limbo, un'iper-dilatazione dell'adolescenza". 



In preda ad una crisi di virilità e consapevole della fine dell'impero patriarcale, oggi il 55% dei trentenni americani è ancora single. E da noi va pure peggio. La crisi del maschio è legata anche al tramonto dell'economia industriale e del lavoro in fabbrica: il maschio era modellato su quei luoghi di formazione e mestiere che oggi stanno scomparendo.
Troppo sicure di sè, aggressive e arroganti le donne avrebbero finito col distruggere la virilità maschile, rendendo il maschio vulnerabile e insicuro, per poi lamentarsi di non trovare più un "vero uomo" capace di soddisfare i loro bisogni e desideri.
Prigioniero di modelli contradditori, l'uomo contemporaneo sarebbe sempre più nostalgico del passato, quando i ruoli erano semplici, chiari e ben suddivisi. 
Quindi, che fare? Ritrovare il senso della propria virilità brutale ispirandosi a modelli del passato (come suggeriscono lo psicanalista Michel Schneider ne "La confusion des sexes", il giornalista Eric Zemmour ne "Le premier sexe" e il divertente blog artofmanliness.com) oppure imparare dalle donne la tolleranza, la generosità e la condiscendenza accettando la propria fragilità e sforzandosi di esplorare la parte femminile del proprio essere? Insomma, meglio il dolcissimo Abele o il violento Caino? 
E perchè non uscire da queste dicotomie tradizionali, ammettendo la possibilità dell'ambivalenza e della contraddizione? Forza e dolcezza, pensiero e azione, essenza e potenza, interiorità ed esteriorità non possono convivere nella stessa persona, sia essa maschio o femmina? Ma soprattutto quello che mi chiedo io è: chi li ha cresciuti, questi maschi moderni? Che ruolo hanno avuto mamme, sorelle, fidanzate e compagne, le stesse che si lamentano della disastrosa "formazione" dei loro maschi?