venerdì 16 settembre 2011

La vita brillante di Jack Wills

Se come me amate il look brit-preppy-college ma siete stufi dei soliti Fred Perry, Polo Ralph Lauren e Tommy Hilfigher date un'occhiata a Jack Wills, brand del quale probabilmente non avrete mai sentito parlare perchè NON FA PUBBLICITA'. 
Niente advertising, nè spot televisivi, non un manifesto o una pagina sulle riviste. Eppure è un colosso con più di 50 negozi monomarca tra Regno Unito, USA e Asia, con un giro d'affari stimato in 92 milioni di sterline, il 25% del quale deriva dalle vendite on line. 
Jack Wills è il nome del nonno del fondatore, Peter Williams, che assieme a Robert Shaw ha creato il brand nel 1999 a Salcombe (cittadina di villeggiatura del Devon). Giacche di tweed, felpe con cappuccio, camicie stampa check, pants in velluto, divise e stemmi, insomma c'è tutto il mondo della gioventù benestante ed elitaria dei college inglesi, e infatti Williams sponsorizza tour nelle università, tornei di polo e gare di snowboard, facendo indossare i suoi capi a testimonial in carne ed ossa reclutati trai i giovani studenti più affascinanti e popolari della zona, pagati in abiti e con il compito di fare da ospiti nei diversi eventi.
L'Handbook autunnale, stampato in 400.000 mila copie, brossurato come un libro e distribuito negli store del marchio in coincidenza con i trimestri scolastici è ormai già oggetto da collezione. Ho trovato alcune immagini nel blog di Kate Livingston, che ringrazio.













mercoledì 14 settembre 2011

The New Ambassadors of Urban Style



Street Etiquette nasce nel 2008 per raccontare lo stile urbano e la visione davvero unica della moda maschile di Joshua Kissi e Travis Gumbs, ventenni del Bronx. Ricco di riferimenti storici e molto ben documentato, descrive un look preppy-vintage rilassato e composto fatto di pantaloni arrotolati a mostrare le caviglie, mocassini di cuoio, occhiali old style e tessuti ricercati nei colori della terra e della natura che donano molto alla pelle d'ebano dei due ragazzi. Miglior Blog Style Uomo del Regno Unito per il Guardian, nominato tra "i 40 blogger che contano veramente" dal Times di Londra.








































lunedì 12 settembre 2011

Caro vecchio David

Tre anni fa moriva David Foster Wallace. Si impiccò, nella sua casa in California, il 12 settembre 2008. Lo trovò sua moglie. All'epoca io avevo letto alcuni racconti della raccolta OBLIO, e pur nella difficoltà (non è autore semplice, richiede moltissima concentrazione e molto, molto tempo per leggere) mi ero resa conto di essere davanti a qualcosa per me di assolutamente eccezionale, inedito e devastante.


Era la vigilia di Natale del 2008 ed ero in macchina con mio marito, in viaggio verso casa dei suoceri. Durante la notte avevo fatto uno strano sogno: David Foster Wallace mi spiegava il "paradosso dell'impostura" e mi chiedeva perchè non avessi finito di leggere "Caro vecchio neon", uno dei racconti della raccolta OBLIO, che effettivamente avevo cominciato qualche mese addietro ma che avevo abbandonato. Il sogno si era interrotto senza che potessi dargli una spiegazione. Insomma come vi dicevo mi ritrovo in macchina, ricordo benissimo che eravamo fermi al primo semaforo di Sacile, sulla Pontebbana. Accendo la radio e c'è Linus che dice "…David Foster Wallace, lo scrittore americano che come sapete si è tolto la vita lo scorso 12 settembre". Io non lo sapevo, che si fosse suicidato, e ancora oggi mi chiedo come la cosa abbia fatto a sfuggirmi. Rimasi malissimo e per tutto il giorno provai un senso di dolore e frustrazione, che si placò solo al mio rientro a casa quando riaprii il volme di OBLIO alla pagina dove avevo infilato il segnalibro e continuai a leggere, fino alla fine.
Il racconto parla di questa persona che si definisce "un impostore" e che descrive la propria vita vissuta nella menzogna e nella mancanza di piacere o soddisfazione che deriva dalla consapevolezza di mentire continuamente solo per piacere agli altri, insomma  "il tipo baciato dalla fortuna che viaggia sulla corsia preferenziale e che, nella migliore tradizione umana, David Wallace aveva all'epoca immaginato come felice e irriflessivo e per nulla ossessionato da voci che gli insinuavano che in lui c'era qualcosa di profondamente sbagliato che non c'era in nessun altro e che doveva sprecare tutte le sue energie e tutto il suo tempo nel tentativo di far capire cosa fare e cosa dire per passare per un maschio americano anche solo marginalmente normale o accettabile…" e poi "il suicidio è così contrario a tutti i nostri istinti e impulsi programmati che nessuno sano di mente va fino in fondo senza passare attraverso una marea di oscillazioni interne, con fasi in cui per poco non cambi idea" e "…in qualche modo di riconciliare quello che quel tipo radiante era parso dall'esterno con la cosa che all'interno lo avevo indotto a suicidarsi in modo così teatrale e indubbiamente doloroso" e ancora "la realtà è che morire non è brutto, ma dura per sempre. E per sempre non rientra nel tempo."
Da allora ho comprato, e letto avidamente, tutti i suoi libri. David Foster Wallace ha cambiato radicalmente il mio modo di pensare, soprattutto la lettura di INFINITE JEST e OBLIO. Ancora oggi mi chiedo il perchè di quel sogno e di quelle strane coincidenze che mi hanno portato a conoscenza della sua morte. Forse, per dirla con le sue parole "quello che avviene dentro è troppo veloce, immenso e interconnesso e alle parole non rimane che limitarsi a tratteggiarne ogni istante a grandi linee al massimo una piccolissima parte."

sabato 3 settembre 2011

KATE'S WORLD!


Londinese, classe '87, KATE BELLM è una delle fotografe che seguo con maggior interesse, soprattutto per l'uso che fa del colore e per l'aria un po' bastarda dei protagonisti dei suoi scatti. Lavora tra Londra e Berlino, ha pubblicato sulle riviste Elle, Tush, Vogue UK, Indie, Esquire, Tatler, L'Officiel, The Herald Tribune, Rollercoaster, GQ e per i brands Asos, MTV, Adidas Originals, Eres, Pringle/Central ST. Martins, Belvedere, Harrods, Kitsune. 
Delizioso anche il suo blog: http://katesworld.tumblr.com/.