lunedì 12 settembre 2011

Caro vecchio David

Tre anni fa moriva David Foster Wallace. Si impiccò, nella sua casa in California, il 12 settembre 2008. Lo trovò sua moglie. All'epoca io avevo letto alcuni racconti della raccolta OBLIO, e pur nella difficoltà (non è autore semplice, richiede moltissima concentrazione e molto, molto tempo per leggere) mi ero resa conto di essere davanti a qualcosa per me di assolutamente eccezionale, inedito e devastante.


Era la vigilia di Natale del 2008 ed ero in macchina con mio marito, in viaggio verso casa dei suoceri. Durante la notte avevo fatto uno strano sogno: David Foster Wallace mi spiegava il "paradosso dell'impostura" e mi chiedeva perchè non avessi finito di leggere "Caro vecchio neon", uno dei racconti della raccolta OBLIO, che effettivamente avevo cominciato qualche mese addietro ma che avevo abbandonato. Il sogno si era interrotto senza che potessi dargli una spiegazione. Insomma come vi dicevo mi ritrovo in macchina, ricordo benissimo che eravamo fermi al primo semaforo di Sacile, sulla Pontebbana. Accendo la radio e c'è Linus che dice "…David Foster Wallace, lo scrittore americano che come sapete si è tolto la vita lo scorso 12 settembre". Io non lo sapevo, che si fosse suicidato, e ancora oggi mi chiedo come la cosa abbia fatto a sfuggirmi. Rimasi malissimo e per tutto il giorno provai un senso di dolore e frustrazione, che si placò solo al mio rientro a casa quando riaprii il volme di OBLIO alla pagina dove avevo infilato il segnalibro e continuai a leggere, fino alla fine.
Il racconto parla di questa persona che si definisce "un impostore" e che descrive la propria vita vissuta nella menzogna e nella mancanza di piacere o soddisfazione che deriva dalla consapevolezza di mentire continuamente solo per piacere agli altri, insomma  "il tipo baciato dalla fortuna che viaggia sulla corsia preferenziale e che, nella migliore tradizione umana, David Wallace aveva all'epoca immaginato come felice e irriflessivo e per nulla ossessionato da voci che gli insinuavano che in lui c'era qualcosa di profondamente sbagliato che non c'era in nessun altro e che doveva sprecare tutte le sue energie e tutto il suo tempo nel tentativo di far capire cosa fare e cosa dire per passare per un maschio americano anche solo marginalmente normale o accettabile…" e poi "il suicidio è così contrario a tutti i nostri istinti e impulsi programmati che nessuno sano di mente va fino in fondo senza passare attraverso una marea di oscillazioni interne, con fasi in cui per poco non cambi idea" e "…in qualche modo di riconciliare quello che quel tipo radiante era parso dall'esterno con la cosa che all'interno lo avevo indotto a suicidarsi in modo così teatrale e indubbiamente doloroso" e ancora "la realtà è che morire non è brutto, ma dura per sempre. E per sempre non rientra nel tempo."
Da allora ho comprato, e letto avidamente, tutti i suoi libri. David Foster Wallace ha cambiato radicalmente il mio modo di pensare, soprattutto la lettura di INFINITE JEST e OBLIO. Ancora oggi mi chiedo il perchè di quel sogno e di quelle strane coincidenze che mi hanno portato a conoscenza della sua morte. Forse, per dirla con le sue parole "quello che avviene dentro è troppo veloce, immenso e interconnesso e alle parole non rimane che limitarsi a tratteggiarne ogni istante a grandi linee al massimo una piccolissima parte."

2 commenti:

FRANCKX ha detto...

Io avevo appena finito di leggere le gesta infinite quando appresi la notizia...si in effetti ho subito pensato " e adesso cazzo leggo?" ho appena terminato " although of course you end up becoming yourself " e poi mi sono detto: adesso cazzo leggo? Bè è appena uscita la traduzione in italiano per cui al momento stò apposto. Ma poi che cazzo leggerò?

La Ticer ha detto...

Leggi "Trilogia della città di K." di Agota Kristof. La più grande delle tragedie raccontata con una scrittura precisa, dura e tagliente come un bisturi, dove le parole sono dosate con precisione millimetrica. Niente aggettivi, niente impressioni o descrizioni, l'estrema sintesi, insomma l'opposto di D.F.W. Un'esperienza che non dimenticherai, e che non ti farà dormire la notte, credimi.